PAGINE DA CONSERVARE

Cinquant’anni fa si formava a Milano un movimento d’avanguardia espresso da un gruppo di giovani grafici, compositori, impressori che danno vita alla rivista Campo Grafico.
Il 1933 è un anno particolare per una serie di coincidenze e di conseguenze in Italia e in Europa (vedi le pagine di recensione sulla mostra Visual Design 1933-1983). È l’anno di chiusura della Bauhaus e della conseguente crisi della cultura d’avanguardia tedesca.
È l’anno della V Triennale di Milano (per la prima volta a Milano) che ospita una “cortigianissima” mostra del giornalismo e una mostra grafica. Quest’ultima viene affidata al neoclassico Raffaello Bertieri, direttore della rivista Risorgimento Grafico, il quale prosegue nella retorica dannunziana della tipografia-arte, ignorando i fermenti innovativi esterni ed interni. Una commissione di allievi e di ex allievi guidata da Attilio Rossi si era recata dal direttore per offrire la propria collaborazione e quindi partecipare alla V Triennale sotto l’egida della Scuola del Libro. La proposta fu esaminata ma non accettata.
Carlo Dradi, uno dei fondatori della nuova rivista, ricorda, in un testo del 1973, quei momenti con affettuoso tono evocativo.
«Il gruppo dei giovani innovatori si riuniva, tutti i martedì sera e in una di queste riunioni si espresse l’idea di pubblicare un bollettino di poche pagine dove poter dibattere le idee e agitare i problemi che più interessavano. Il progetto fu discusso ampiamente in più riunioni, ma non si giunse rapidamente alla conclusione perché il gruppo non era unanime; alcuni, pur aderendo con entusiasmo all’idea di una propria pubblicazione, volevano che fosse più polemica che dimostrativa, mentre altri ritenevano che solo una rivista ricca di esempi pratici rispondesse meglio agli scopi del gruppo, rispecchiando la situazione grafica del momento.
Prevalse la corrente che proponeva una rivista di dimostrazione che, sebbene comportasse maggiori spese, rispondeva alle aspettative degli uni e degli altri, i sostenitori della polemica ad oltranza e i sostenitori della presentazione di un’estetica tipografica nuova.
Si gettarono così le basi di Campo Grafico, una pubblicazione dalla formula esecutiva originalissima; un esempio di collaborazione operaia che non trovava riscontro nell’Europa di allora. Campo Grafico era redatto, composto e stampato da un gruppo di tipografi giovani e non più giovani, privi di mezzi ma uniti da un ideale comune; una maggior presa di coscienza nella nuova tipografia. I componenti del gruppo, che provenivano da diverse tipografie, si riunivano nelle ore libere del sabato e della domenica per prestare la loro opera gratuita nelle officine dove si componeva e stampava la rivista.

A sinistra: copertina del primo numero, Gennaio 1933. Fotomontaggio con aerografo. Progetto di Dradi-Rossi-Pallavera.
Al centro: copertina del numero 3, Marzo 1937. Fotomontaggio. Progetto di Grete e Horacio Coppola.
A destra: copertina del secondo numero, Febbraio 1933. Primo esperimento di riproduzione diretta a sei colori, stampa offset da un originale a tempera. Progetto di Dradi-Rossi
Nelle riunioni del martedì sera i tavoli col tappeto verde si trasformavano in tavoli di redazione: si correggevano bozze, si discuteva, si schizzava e si preparavano i piani per il lavoro da svolgere il sabato e la domenica successiva nell’officina di composizione e stampa. Una squadra di campisti, nominata a turno, si riuniva in determinati giorni del mese per predisporre la spedizione della rivista che avveniva sempre fra il sabato e la domenica dei locali della tipografia stessa. Non meno impegnativa fu la raccolta degli abbonamenti.
Ogni aderente al gruppo, oltre all’apporto del proprio lavoro personale, versò la propria quota d’abbonamento assumendosi anche l’onere della raccolta di almeno una ventina di abbonamenti fra conoscenti ed amici. Ciò permise di raggranellare in breve tempo una cifra sufficiente a far fronte alle prime spese, le cui voci principali erano: ore di macchina, carta e composizione meccanica, anche se queste due ultime voci erano in parziale cambio pubblicità. Il costo dell’abbonamento era stato contenuto in modo da permettere a qualsiasi operaio grafico di abbonarsi: Lire 20 quello annuale con possibilità di versamento in due quote semestrali di Lire 10 cadauna.
Il gruppo era composto da Carlo Baldini, Eligio Bonelli, Bianchi, Giovanni Brenna, Pasquale Casonato, Collina, Carlo Dradi, Luigi Ghiringhelli, Luigi Laboni, Carlo Lanzani, Malusardi, Ezio Michelotti, Luigi Minardi, Romano Minardi, Achille Morso, Muzio, Luigi Negroni, Giovanni Peviani, Giovanni Pirondini, Ricciardi, Attilio Rossi, Giuseppe Scotti, Loris Ticinelli, Turati, Umberto Zani, ai quali si aggiunsero più tardi, Natale Felici, Luigi Ferrari, Alberto Gennari, Enrico Bona, Battista Pallavera, Gianni Mazzucotelli e Luigi Veronesi. Primo direttore responsabile fu eletto all’unanimità Attilio Rossi».
Nasce così una rivista che, fra mille difficoltà annunciava audacemente che avrebbe mantenuto un numero limitato di pagine in modo da permettere un cambiamento completo di impaginazione e di copertina ad ogni numero. La pubblicità stessa, eseguita a scopo di studio con criteri logici e moderni, sarebbe stata cambiata rinnovata ogni volta. Campo Grafico mantiene la parola e diventerà una palestra di esercitazione professionale dove passeranno prima di diventare professionisti affermati, L. Veronesi, R. Muratore, V. Bona, M. Perondi e molti altri. La collaborazione si allarga specie con le art e gli artisti moderni, L. Fontana, A. Soldati, E. Kaneclin, P. Ghiringhelli, Reggiani, Bogliardi, Musso, Taiuti; con gli architetti razionalisti B. Bottoni e A. Sartoris, con i poeti A. Gatto, B. dal Fabbro, S. Quasimodo, L. Sinisgalli. L’appoggio illuminato di industriali inserzionisti e stampatori è determinante, l’Istituto grafico Vanzetti e Vanoletti, Pizzi e Pizzio, Turati e Lombardi, Alfredo De Pedrini, sono i più importanti.

A sinistra: pagina di apertura del n.12 Dicembre 1934 con un articolo polemico verso "Il Risorgimento Grafico", tutto il fascicolo è dedicato al rapporto fotografia e tipografia. Foto di A. Boggeri.
Al centro: pagina n.12 del Dicembre 1933. La composizione del testo è fatta con tre gradazioni di asta, nero, neretto e chiaro per raggiungere un effetto di sfumatura.
A destra: pagina di pubblicità per Ch. Lorilleux, fabbrica di inchiostri. N.2 Febbraio 1936. Progetto di Luigi Veronesi.
Campo Grafico ospita saggi e interventi esterni di G. Veronesi, P.M. Bardi, G. Modiano, E. Persico, A. Boggeri.
Ci sono contatti e collaborazioni con artisti stranieri, tra i molti risaltano il saggio sull’asimmetria di Willy Baumaeister nel numero 5 del 1934, e la recensione di Giuseppe Pizzuto del volume “Typographische Gestaltung” (la formazione tipografica) uscito pochi mesi prima, in lingua tedesca a Basilea.
Come dimostrazione di una impostazione grafico-editoriale moderna, Campo Grafico pubblica nel 1934 (nel poverissimo panorama di allora e con scelte oggi scontate ma in quel tempo audaci), tre monografie dedicate al pittore Attanasio Soldati, allo scultore Lucio Fontana, all’architetto Alberto Sartoris. Audace è anche la proposta di soggetti di pittori d’avanguardia, quali Picasso, Paresce e Reggiani per le pagine di pubblicità per la Ditta di inchiostri da stampa Ch. Lorilleaux. Attilio Rossi, direttore fino all’aprile del 1935, chiude così la sua presentazione nella monografia dedicata a Campo Grafico dalla Electa Editrice.
«Se i bombardamenti della Seconda guerra mondiale non avessero distrutto la Scuola del Libro della Società Umanitaria, oggi si sarebbe potuto allestire una mostra di lavori, che avrebbero dimostrato chiaramente l’azione rinnovatrice svolta in quegli anni ormai lontani dalla rivista “Campo Grafico” anche per quanto riguarda l’insegnamento professionale. E se Guido Modiano, che è stato anche collaboratore della rivista, non fosse perito sotto i bombardamenti in Germania, oggi al posto dei pochi appunti salvati dalla moglie avremmo potuto disporre di una storia circostanziata e documentata di quegli anni di fervore.
A queste irreparabili lacune rimedieranno solo in parte questa monografia e la mostra, organizzata nella Biblioteca Comunale di Palazzo Sormani a Milano, che l’Amministrazione civica e il Centro di Studi Grafici dedicano a questa avventura tutta milanese di “Campo Grafico” in occasione del cinquantenario della sua fondazione».
Come tutte le imprese ideali, Campo Grafico ha una vita corta, e difficile: con lo scoppio della guerra d’Etiopia (1936) iniziano le sanzioni, poi l’autarchia mette in difficoltà molte Ditte inserzioniste.
Luigi Minardi, direttore dal 1935 con la direzione artistica di Carlo Dradi e Luigi Veronesi, cede alla fine del 1938 la responsabilità e la guida a Enrico Bona il quale firma l’ultimo numero che porta la data del marzo-maggio 1939.
Massimo Dradi
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«Quaderni AIAP»
N. 1, Gennaio/Marzo 1984

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Pages to preserve
Fifty years ago, an avant-garde movement was shaped in Milan by a group of young graphic designers, composers, and printers who founded the JOURNAL Campo Grafico.
1933 is a distinctive year for a series of coincidences and consequences in Italy and Europe (see the review pages on the Visual Design 1933-1983 exhibition). It is the year of the closure of the Bauhaus and the consequent crisis of German avant-garde culture.
This was the year of the 5th Milan Triennale (for the first time in Milan), which hosted a ‘courtly’ exhibition of journalism and a graphics exhibition. The exhibition was assigned to the neoclassical Raffaello Bertieri, director of the journal Risorgimento Grafico, who continued the D'Annunzian rhetoric of typography-art, neglecting the innovative ferments outside and inside. A commission of students and alumni led by Attilio Rossi had gone to the director to offer their collaboration and thus participate in the 5th Triennale under the aegis of the Scuola del Libro. The proposal was examined but not accepted.
Carlo Dradi, one of the founders of the new journal, recalls those moments with an affectionate evocative tone in a 1973 text.
‘The group of young pioneers met every Tuesday evening and at one of these meetings the idea was expressed of publishing a bulletin of a few pages where ideas could be debated and the problems that interested them most could be agitated. The project was discussed extensively at several meetings, but the conclusion was not quickly reached because the group was not unanimous; some, while enthusiastically supporting the idea of their own publication, wanted it to be more polemical than demonstrative, while others felt that only a journal full of practical examples would better meet the group's aims, reflecting the graphic situation of the time.
The current that proposed a demonstration journal dominated, which, although it implies more expense, met the expectations of both, the supporters of polemics to the extreme and the supporters of presenting a new typographic aesthetic.
The basis was established for Campo Grafico, a publication with a highly original working formula; an example of working-class collaboration that had no equal in Europe at the time. Campo Grafico was edited, composed and printed by a group of young and not-so-young typographers, lacking in means but united by a common ideal; a greater awareness of the new typography. The members of the group, who came from different typographies, would meet in their free Saturday and Sunday hours to lend their free labour in the type and printing shops where the magazine was composed and printed.
At Tuesday evening sessions, the tables with the green carpet were transformed into editorial tables: proofs were corrected, discussions were held, sketches were made and plans were prepared for the work to be carried out on the following Saturday and Sunday in the typesetting and printing workshop. A team of campisti, assigned in rotation, would meet on certain days of the month to prepare the delivery of the journal, which always took place between Saturday and Sunday on the same printing shop floors. No less challenging was the collection of subscriptions.
Each member of the group, in addition to the contribution of their personal work, paid their own subscription fee and also took on the responsibility of collecting at least twenty subscriptions from acquaintances and friends. This made it possible to raise enough money in a short time to meet the initial expenses, the main items of which were machine hours, paper and mechanical typesetting, although the latter two items were in partial exchange for advertising. The cost of the subscription was kept down so that any graphic designer could subscribe: Lire 20 was the annual subscription with the possibility of paying in two six-monthly instalments of Lire 10 each.
The group was composed of Carlo Baldini, Eligio Bonelli, Bianchi, Giovanni Brenna, Pasquale Casonato, Collina, Carlo Dradi, Luigi Ghiringhelli, Luigi Laboni, Carlo Lanzani, Malusardi, Ezio Michelotti, Luigi Minardi, Romano Minardi, Achille Morso, Muzio, Luigi Negroni, Giovanni Peviani, Giovanni Pirondini, Ricciardi, Attilio Rossi, Giuseppe Scotti, Loris Ticinelli, Turati, Umberto Zani, who were later joined by Natale Felici, Luigi Ferrari, Alberto Gennari, Enrico Bona, Battista Pallavera, Gianni Mazzucotelli and Luigi Veronesi. Attilio Rossi was unanimously elected as the first director."
Thus was born a journal that, against a thousand difficulties, boldly announced that it would maintain a limited number of pages so as to allow a complete change of layout and cover page with each issue. The advertising itself, carried out for the purpose of study with logical and modern criteria, would be changed again each time. Campo Grafico kept its word and became a gymnasium for professional practice where L. Veronesi, R. Muratore, V. Bona, M. Perondi and many others would pass before becoming established professionals. Collaboration expanded especially with modern art and artists, L. Fontana, A. Soldati, E. Kaneclin, P. Ghiringhelli, Reggiani, Bogliardi, Musso, Taiuti; with rationalist architects B. Bottoni and A. Sartoris; with the poets A. Gatto, B. dal Fabbro, S. Quasimodo, L. Sinisgalli. The enlightened support of industrial advertisers and printers was decisive, the Graphic Institute Vanzetti and Vanoletti, Pizzi and Pizzio, Turati and Lombardi, Alfredo De Pedrini, being the most important.
Campo Grafico published essays and external contributions by G. Veronesi, P.M. Bardi, G. Modiano, E. Persico, A. Boggeri.
There are contacts and collaborations with foreign artists, among many stand out the essay on asymmetry by Willy Baumaeister in issue 5 of 1934, and Giuseppe Pizzuto's review of the volume ‘Typographische Gestaltung’ (the typographical formation) published a few months earlier in German in Basel.
As a demonstration of a modern graphic-editorial approach, Campo Grafico published three monographs in 1934 (in the extremely poor panorama of the time and with choices that are taken for granted today but daring at the time), dedicated to the painter Attanasio Soldati, the sculptor Lucio Fontana and the architect Alberto Sartoris. Also daring is the proposal of subjects by avant-garde painters such as Picasso, Paresce and Reggiani for the advertising pages for the Ch. Lorilleaux printing ink company. Attilio Rossi, director until April 1935, thus ends his presentation in the monograph dedicated to Campo Grafico by Electa Editrice.
‘If the bombings of the Second World War had not destroyed the Scuola del Libro of Società Umanitaria, an exhibition of works could have been set up today, which would have clearly demonstrated the renewing action carried out in those now distant years by the journal “Campo Grafico” also with regard to professional teaching. And if Guido Modiano, who was also a contributor to the journal, had not perished in the bombing raids in Germany, today, instead of the few notes saved by his wife, we would have a circumstantial and documented history of those years of fervour.
These irreparable gaps are only partly remedied by this monograph and the exhibition, organised in the Municipal Library of Palazzo Sormani in Milan, which the City Council and the Centro di Studi Grafici are dedicating to this all-Milan adventure of ‘Campo Grafico’ on the occasion of the fiftieth anniversary of its foundation.’
Like all ideal enterprises, Campo Grafico had a short and difficult life: with the outbreak of the Ethiopian War (1936) the sanctions began, then autarchy put many advertising companies in difficulty.
Luigi Minardi, director since 1935 under the artistic direction of Carlo Dradi and Luigi Veronesi, cedes responsibility and leadership at the end of 1938 to Enrico Bona, who signs the last issue that is dated March-May 1939.